VACCINAZIONE MENINGOCOCCO C: Sì O NO?
La meningite meningicoccica è, fra le malattie infettive, una di quelle che fa più paura: imprevedibile, colpisce indistintamente bambini, adolescenti ed adulti, ha un decorso spesso fulminante e può portare da un giorno all’altro morte o disabilità permanente.
Se paragonata ad altre malattie infettive la sua frequenza è mediamente bassa, ma in certi periodi si manifesta in alcune zone geografiche più o meno ampie con una frequenza insolitamente elevata. E’ allora che scatta “l’allarme meningite “ dal forte impatto mediatico, con conseguente panico fra la popolazione e pressione sulla sanità pubblica.
Ma a cosa è dovuto questo strano comportamento del meningococco?
I meccanismi alla base del comportamento epidemiologico del meningococco sono ancora poco chiari. Il meningococco è un ospite frequente del nostro naso-faringe: la frequenza di portatori asintomatici è bassa fra i bambini piccoli, fra gli adolescenti e giovani adulti (fino a 1 portatore su 10 persone), per poi diminuire ancora nell’età avanzata. Un soggetto portatore asintomatico può ospitare lo stesso ceppo di meningococco per due mesi e quindi contribuire alla sua diffusione nella popolazione.
Nonostante l’elevata frequenza di portatori, i casi di malattia sono usualmente sporadici. Ma sono descritte – in Europa come nel nostro paese – aree di iperendemia caratterizzate da ondate epidemiche con un numero di casi decisamente superiore all’atteso
L’esperienza più nota è quella che si verificò alla fine degli anni ’90 nel Regno Unito: in quell’occasione è stato dimostrato con i fatti che l’impatto del vaccino è sia diretto (protezione individuale della malattia) sia indiretto grazie all’immunità di gregge: la riduzione fino al 75% dei portatori asintomatici, infatti, porta benefici epidemiologici enormi riducendo la circolazione del batterio con conseguente protezione indiretta anche dei non vaccinati.
In Italia la vaccinazione meningococco c di routine dei nuovi nati contro la meningite C è stata introdotta tardivamente e con risultati di copertura piuttosto deludenti. In assenza di eventi iperendemici, infatti, la richiesta della vaccinazione meningococco c da parte dell’utente è stata mediamente bassa e gli operatori sanitari sono stati abbastanza tiepidi nel consigliarla.
La situazione epidemiologica registrata negli ultimi mesi in Toscana indica senza dubbio una condizione di iperendemicità per meningite meningococcica. I casi registrati nel nostro territorio coinvolgono un range di età estremamente ampio. Per ovvi motivi di fattibilità sarà impossibile coprire con la vaccinazione una popolazione così ampia: dovrà pertanto essere necessario affidarsi all’effetto di protezione del gregge. La vaccinazione antimeningococco C ha dimostrato di poterlo fare.
Purtroppo i livelli di copertura raggiunti finora nelle fasce infantili non hanno potuto sortire nessun effetto limitante e quelli raggiunti con la campagna straordinaria di vaccinazione nelle fasce di età più importanti per la trasmissione (adolescenti e giovani adulti) sono comunque insoddisfacenti e al di sotto dei livelli necessari per ottenere la riduzione della circolazione del batterio fra i potatori:è necessario dunque aumentare le coperture.
L’ esperienza inglese ci insegna che vaccinando l’80% di un gruppo di età in effetti si potrebbe ridurre del 60% il numero di portatori.
Per far questo serve un impegno straordinario di tutti, nel proporre il vaccino e nel vaccinarsi.
Laura Ombroni